2025-04-09
Al mattino seguente di una serata passata a ballare per il concerto di Nayt, con poche ore di sonno e a digiuno dalle 17:00 del giorno prima, decidiamo di percorrere gamma 1 per poi giungere alla vetta del monte Resegone. Partiti dal piazzale della funivia per i piani d'erna, percorriamo un sentiero inizialmente cementato dove, a nostra gran sorpresa, vediamo correre vero di noi, a tutta velocità, un capriolo che si sofferma ad osservarci per qualche secondo, per poi risalire con la stessa agilità con la quale era venuto. Continuando su una breve mulattiera, giungiamo ad una palina con tutte le indicazioni, tra cui, gamma 1. Sbagliando inizialmente sentiero, prendendolo più a sinistra del dovuto, ci ricongiungiamo alla corretta traccia e raggiungiamo poco dopo l'attacco alla ferrata. Molto esposta, nel primo tratto, ma ricca di scale di metallo e appigli naturali, diventa una ferrata praticamente adatta a tutti. Seppur semplice non è per i deboli di cuore data la presenza anche di un ponte di metallo e di un attraversamento da una parete ad un'altra camminando sopra uno dei fili metallici su cui ci si assicura. La ferrata giunge esattamente sotto la croce del pizzo d'erna (1365 mt) dal quale si possono raggiungere i piani d'erna dopo neanche 5 minuti. Pranziamo alla trattoria Milani con le nostre poche scorte di cibo costituite da piadine e affettato. Dopo esserci riforniti di ulteriori bottigliette d'acqua, valutiamo se procedere fino in vetta a causa delle seguenti problematiche: presenza di neve negli ultimi 50-100 metri di dislivello prima della croce, mancanza di cibo e un colloquio improrogabile per entrambi al CAI di Monza. Decidiamo comunque di proseguire con il seguente piano: a prescindere da dove ci troveremo, alle 16:10 inizieremo la discesa per poter prendere la funivia prima che chiuda alle 17:30. Partiti praticamente correndo per il sentiero n° 1 (indicazione Pian Serrada) non passa tanto tempo prima che il sentiero da pianeggiante diventa pendente ed io non riesca più a tenere quel passo veloce. Rivalutiamo di ascendere senza fretta e, al massimo, tornare senza funivia. Accolti da tantissimi caprioli e capre che ci osservano curiosi dall'alto come dei custodi di quelle terre, ecco che vediamo il rifugio Azzoni. Seppur in orario sulla tabella di marcia, decido comunque di eseguire una "deviazione" (che deviazione non è poiché era un giro più lungo) per far felice la mia compagna Laura. Il giorno precedente, studiando il percorso, scopro che c'è un'ulteriore ferrata che sbuca anch'essa esattamente sotto la croce del Resegone ed essendo più naturale e meno contaminata dall'uomo, ho immediatamente capito che le sarebbe piaciuta tantissimo. Più che una ferrata è un sentiero attrezzato ma molto esposto con tratti difficili e in qui è necessaria tecnica e anche forza bruta (personalmente in certi punti mi son dovuto tirare su con la sola forza delle braccia). Seppur il kit da ferrata era sufficiente, la presenza di catene invece del cavo di metallo rende lo scorrimento dei moschettoni difficoltoso. In alternativa si potrebbe percorrerla assicurandosi con una corda per essere più comodi. Giunti in cima, privo di energie e con una fame assassina, comprendiamo che la funivia non è più un'opzione. Il versante est del Resegone è completamente ricoperto di neve, ricordo di un inverno appena passato, e, non a caso, il freddo accentuato dal vento si fa sentire. Iniziamo, senza nemmeno una breve sosta, a scendere per il canale di Val Negra (esausti, questo canalone ghiaioso, lungo e pendente è stato infinito e debilitante). Finito il canale la pendenza si spiana e percorriamo il sentiero verso il Passo del Fò. Lasciandoci alla nostra sinistra la Capanna Monzesi, poco dopo necessito di una pausa. Riposato poco più di 5 minuti, proseguiamo fino alla Capanna Sociale Ghislandi dove, una palina, ci indica che in un ora e mezza giungeremo al piazzale della funivia. Decidiamo di correre per abbreviare i tempi poiché di questo passo saremmo giunti al parcheggio alle 20:10 e, tenendo conto che sicuramente avremmo dovuto mangiare qualcosa e comunque essere in orario per essere al CAI alle 21:15, dovevamo decisamente sbrigarci. La corsa non dura molto ma il passo procede svelto anche se le paline che compaiono lungo il sentiero mostrano ogni volta solo 10 minuti in meno rispetto al cartello precedente quando, a noi, sembrano esserne passati molti di più. Per smorzare il senso di fame e il vuoto allo stomaco che mi impedisce di ragionare lucidamente, mastico dei fili d'erba che, incredibilmente, mi danno l'illusione di star meglio. Il sentiero diventa una bellissima mulattiera che, circondata da verdi giardini, con il sole che stava calando e il cinguettio degli uccellini, rendono il tutto più sopportabile, quasi piacevole. Ad un tratto vediamo diverse persone allenarsi correndo su e giù per la mulattiera e ci rendiamo conto di essere più vicina alla civiltà di quanto pensassimo a tal punto che, improvvisamente, vediamo il cartello di inizio ferrata Gamma 1 e ci rendiamo conto di essere praticamente arrivati, con ben 40 minuti di anticipo. Giunti al piazzale, partiamo subito senza nemmeno levarci gli scarponi e, senza nemmeno rendermene conto, in 30 secondi mi ritrovo a dormire. Una ventina di minuti più tardi mi sveglio e decidiamo di fare un pit-stop ad un benzinaio ma, a quell'ora, erano tutti chiusi. Decidiamo di proseguire imperterriti verso il Burger King di Seregno. Sorprendentemente il tempo passa velocemente e sudati, esausti, disidratati e mal nutriti, quel posto ci sembra il paradiso. Non credo di aver mai speso così tanto in un fast food ed ogni morso era una gioia per il mio palato e il mio essere. Non credo di essere mai stato così felice in vita mia. Finiamo di mangiare alle 20:48 e alle 21:09 parcheggiamo davanti alla sede del CAI di Monza, giusto in tempo per i nostri due appuntamenti.